venerdì 31 maggio 2013

Non entri


Alcuni pensieri, sono affilati come spade e sottili come pugnali: quando vengono a farti visita, non puoi fare altro che limitare le ferite. Quando la mente è accecata, gli occhi sono inutili per vedere. Puoi affidarti solo al cuore. Un po' come finire dalla padella alla brace, ma arrivato ad un certo punto non è che ti frega più di tanto della direzione che hai preso, cammini e basta, tanto cosa cambia? Certo, qualcosa può sempre cambiare, ma in quei maledetti attimi in cui il vuoto più totale ti pervade, e diventa sagoma sovrapposta alla tua anima, non te ne frega assolutamente nulla di come possa cambiare il tuo cammino. Avanti ad oltranza, aggrappandosi a quella maledetta droga chiamata "speranza", cercando di tamponare ferite, accarezzando graffi, considerando il dolore come un compagno di viaggio: è lì, ha pagato il biglietto del mio treno ora non posso cacciarlo. Ah, è vero, mi stavo dimenticando di te. Sei lì, ormai da parecchio tempo, sulla soglia della porta, mentre io sono seduto in casa a bere. Non entri, ma nemmeno te ne vai, mi piace guardarti, lì, immobile, mentre fumo una marlboro rossa. Non lo so perché non ti tiro dentro e nemmeno perché non ti allontano, credo comunque che io e te dovremmo fissare alcuni punti, di contatto. Lo sai, adoro quelle persone che conoscono il senso della “distanza", mai troppo vicine, mai troppo lontane, sempre al tuo fianco pronte ad esserci. Fa' la tua scelta dunque.

martedì 30 aprile 2013

mercoledì 27 febbraio 2013

Rimanere è troppo


Non capisco se dovrei sentirmi fortunato o semplicemente dannato. Quando cammino dentro me stesso sento sempre il suo odore, la sua presenza e scappo subito fuori, tra anestetici, illusioni e frustrazioni della vita quotidiana, anche lì sento il suo respiro, delicato e silenzioso, come se volesse farmi capire che in realtà lei c'è sempre, ma non vuole darmi troppo fastidio. Lei ogni tanto si perde e quando accade inizia a chiamarmi. Lo so, non dovrei rispondere al suo richiamo ma non ne sono ancora capace, non ho sapone con cui tappare le orecchie, non ho niente, sono perso anch'io, maledettamente. Certe persone sanno di aspettare invano ma non riescono a smettere di farlo. La speranza è una droga potentissima e subdola. Soffia su di me il vento degli attimi passati, lei sussurra, mi vuole fuori da me stesso, ma perché? Annegare nei vuoti dell'anima, provare a resistere per poi cadere, che senso ha? Continuare a sbagliare, gira che ti rigira sei sempre lì. Andare e poi tornare, rimanere è troppo. Sento che lei forse è tutto quello che vorrei, ma non posso averla. Dita fredde sulla pelle dell'anima, brividi che sanno di sangue e lame. Questa non è mancanza, non è malinconia, deve essere qualcos'altro, qualcosa che va oltre.  A volte, i ricordi ti compaiono davanti senza un perché, tu fingi d'ignorarli e loro per dispetto ti fanno uno sgambetto, facendoti cadere. Il mio non è un cuore malato e neanche pazzo, è semplicemente narcotizzato, da te. Se ti manco almeno avvisami.

martedì 22 gennaio 2013

Graffi della pioggia


La testa, è pesante la mattina al risveglio perché i sogni pesano come macigni, soprattutto quando decidi d'abbandonarli. Non ti rimane che alzarti nonostante tutto, in fondo è un altro giorno. Guardi la tua stanza, non cambia mai, cocci di vita e di morte sparsi in ogni dove, prima o poi andranno sistemati, ma non oggi. Inizia a piovere, così, senza motivo, di prepotenza appaiono i nuvoloni gonfi e neri, come i demoni che abbiamo dentro. Piove, sono accanto alla finestra, non la guardo, so benissimo che se lo facessi, le gocce di pioggia disegnerebbero il tuo viso su di essa. Ognuno cerca di intrappolare come può le ombre che si porta dentro, io di solito uso carta, penna ed una buona birra. Un tempo era lei a "proteggermi" da me stesso, era diventata la parte migliore di me, poi passò dalla parte del "nemico", ancora non mi spiego come sia successo, forse il motivo è quello che la gente chiama "fatalità". Guardo la finestra, della tua figura non c'è traccia, ci sono solo i graffi della pioggia, alcuni vanno via subito, altri invece rimangono e si ramificano. Mi sembra di vedere una metafora dell'animo umano, su questo vetro bagnato dalla pioggia: per quanto possa essere spesso il tuo vetro, ci sarà sempre qualcuno o qualcosa capace di lasciarci sopra un segno, o magari di sfondarlo. Vorrei avere un'anima simile ad una katana: sottile ma in grado di trapassare qualsiasi corazza. Un giorno potrei sempre rivederti, non si sa mai, mi piace immaginarmela così la scena: andarsi incontro, fermarsi a qualche passo di distanza, iniziare a scrutarsi, poi raggiungersi e scoppiare in un abbraccio liberatorio. Spero di non averti fatto emozionare, che ci vuoi fare, nel cuore tutto diventa eterno, anche le persone.